Come Aprire una Impresa Alimentare Domestica: con Valentina di Timo&Tonka

come aprire una impresa alimentare domestica

Valentina Bollini e il suo Timo&Tonka, rappresentano una storia da manuale del reinventarsi, del cambiare vita. Oggi la personal chef più famosa della nostra della nostra community ci racconta di come sia passata da una Laurea in Economia e una carriera ben avviata in grandi multinazionali, all’ideazione della sua impresa alimentare domestica. Una storia di successo fatta di passione, ma soprattutto studio, formazione e tanto impegno!

Parlaci un po’ di te e raccontati alle donne della community

Ciao! Sono Valentina, una persona curiosa, sensibile, attenta agli altri e all’ambiente che mi circonda, non smetto mai di imparare! Mi piace viaggiare per scoprire chi sono (“allontanarmi, per vedermi da lontano”) e per conoscere nuovi luoghi, culture e gusti. Adoro mangiare! La mia famiglia? Io e il mio cagnolino Amur!

Come mai hai deciso di reinventarti e aprire una IAD?

Dopo la laurea in Economia, un master in HR Management, una lunga esperienza come assistente dell’Amministratore Delegato di una multinazionale, prima, e come direttrice di uno studio medico, poi, quando la vita mi ha messo davanti a un bivio ho capito che avrei voluto lavorare in maniera più… creativa! Dal pensiero di aprire una micro impresa domestica, all’azione sono passati circa 3 anni, tempo che ho impiegato per studiare (pasticceria e cucina) e per fare esperienza sul campo. La passione non basta!

Parlaci di Timo&Tonka: con quali prodotti sei partita e quale è stata l’evoluzione del tuo progetto?

Timo&Tonka è sì un laboratorio alimentare, ma non è la classica IAD specializzata solo in torte di cake design o buffet dolci e salati. Io produco sia pasticceria che gastronomia, su ordinazione, ma sono anche un personal chef (cuoco a domicilio) e impartisco lezioni di cucina o pasticceria a domicilio o in video conferenza (anche in inglese!). Ho aperto a luglio 2019 e i primi tempi non facevo altro che sfornare crostate con crema pasticcera e frutta fresca che compravo nelle aziende agricole o raccoglievo io direttamente nei campi appositi. Poi ho cominciato a sfornare bagel per i buffet salati e a dicembre sono arrivati i primi panettoni!

Sei partita con la tua attività e dopo poco è iniziato il primo lockdown, come hai modificato il tuo servizio per non subire una battuta d’arresto e allo stesso tempo poter essere utile ai tuoi clienti?

Dopo un primo shock iniziale e la difficoltà di reperire il materiale (mascherine, etc) che potesse permettermi di lavorare in sicurezza per la tutela della mia salute e di quella degli altri, non ho potuto far altro che rimboccarmi le maniche e ritenermi fortunata di appartenere a un settore industriale a cui veniva permesso di continuare a produrre. Compatibilmente con le misure restrittive (andavo anche io a fare la spesa una volta ogni 8/10 giorni), ho pensato che sarebbe stato utile proporre piatti pronti tradizionali durante la settimana e menù speciali per i giorni di festa. Con questa mossa ho acquisito nuovi clienti.

Quali sono i progetti per il futuro della tua attività?

Durante l’ultimo anno, per adattarmi alla situazione contingente e quindi alla domanda che cambiava a seconda dei colori dei nostri comuni e ai conseguenti umori, ho reinventato la mia attività con quasi gli stessi ritmi. In un futuro di maggiore stabilità, vorrei poter continuare a fare anche lo chef a domicilio, esperienza che mi gratifica molto, e a proporre lezioni di cucina e pasticceria in presenza (come adoro imparare, così adoro insegnare!) presso laboratori o cucine professionali, senza pormi limiti chilometrici!

Cosa consiglieresti alle donne che vogliono reinventarsi in questo settore? 

Come ho detto prima: la passione non basta, occorre studiare e rimanere aggiornate sia relativamente a ciò che si decide di produrre e proporre, sia per diventare delle imprenditrici di successo.

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