Fino ad oggi ti ho parlato di come riuscire a trovare la tua strada per lavorare in modo autonomo. Ti ho introdotta ad alcune delle più famose piattaforme per il lavoro on line (Passbrains, Fiverr…) e off line (Gnammo) e ti ho descritto con esempi pratici alcune idee di lavori alternativi che sono veramente alla portata di tutti.
Spunti utilissimi ma che rischiano di non servire a nulla se dentro di te ci sono blocchi che ti impediscono di mettere in atto qualsiasi idea ti venga in mente.
Sono stata contattata da molte mamme che, una volta avuta la folgorazione su quello che avrebbero potuto fare, non sono riuscite a mettere in pratica nulla perchè frenate dalla loro voce interiore o da quella dei propri mariti/compagni/parenti.
Ma cosa pensi di fare? Sei ridicola!
Pensi che davvero a qualcuno possa interessare il servizio che hai intenzione di vendere?
Sei una mamma. Alla tua età e nella tua condizione non dovresti perdere tempo a fantasticare.
Ti suonano familiari queste frasi? Tranquilla è normale e non sei sola. Mettersi in gioco è una delle cose più difficili ed è chiaro che il problema non sia partire con la tua nuova idea in sè. Il problema è molto più radicato.
In alcuni casi, possiamo parlare di un vero e proprio auto-sabotaggio: del genere “chissà perchè capitano tutte a me” (approfondiremo questo aspetto nel prossimo articolo); ma nella maggior parte dei casi credo sia mancanza di fiducia: fiducia che noi (e gli altri) riponiamo in noi stessi.
chi crede in se stesso non ha bisogno di convincere gli altri
Lao Tzu
Ti svelo un segreto…
Quando ho iniziato questa nuova vita da lavoratrice indipendente, me ne vergognavo un pochino. Non mi sentivo a mio agio a dire che avevo mollato la carriera per la mia famiglia e che mi ero inventata un lavoretto mio, un progetto da seguire part-time.
La domanda più temuta era “che lavoro fai?” Panico…iniziavo con il dire che ero stata in consulenza e avevo lavorato all’estero per poi spostarmi a Milano in una famosissima realtà e che infine avevo cambiato azienda per vivere a Brescia con mio marito. In sostanza raccontavo la storia della mia vita professionale per poi concludere dicendo che mi ero licenziata e che ora lavoravo per conto mio. Tutto il panegirico serviva per giustificarmi, per legittimare la mia posizione come per dire “sono laureata in Fisica con 110 e avevo un lavoro importante, non credere che io faccia la mantenuta”.
Dopo un grande lavoro interiore (yoga, meditazione, chakra…), ho capito che non ho nulla di che vergognarmi: sono una mamma senza aiuti, con i nonni lontani ed un marito molto impegnato sul lavoro. Non mi sono arresa e mi sono comunque ricavata una mia area di occupazione: ho dato vita ad un bellissimo progetto, etico e sostenibile. Quello che faccio mi piace, mi permette di conoscere nuove realtà e mi da la possibilità di fare un sacco di beneficenza. Cosa voglio di più?
Bhe come se non bastasse, ad un certo punto mi sono messa a scrivere della mia esperienza, perchè desideravo ardentemente dare ad altre mamme la possibilità (perlomeno) di sapere che c’è una alternativa alla donna in carriera cosi come c’è una alternativa alla casalinga disperata.
Ma anche in questo caso all’inizio mi sentivo una stupida e ho tenuto segreti tutti gli articoli. Fino a quando mi sono decisa a parlarne con un gruppo ristretto di amiche-mamme che mi hanno dato dei feedback super positivi e mi hanno spinta a pubblicare tutto!
Vedi, sono stata fortunata a trovare delle persone positive che mi hanno incoraggiata…altrimenti questo audioblog esisterebbe solo nella memoria del mio portatile.
Spero che questo articolo ti abbia dato un pochino di motivazione. Nelle prossime settimane continueremo ad esaminare la tematica del “blocco” analizzando l’effetto Snowflake e la ricerca del perfezionismo estremo.
Ci sentiamo presto!